lunedì 6 giugno 2011

HEROMETAS: PROGRAMMA, PARTE 1


EMILIO GABRIELO HEROMETAS 

PROGRAMMA ELETTORALE 

PARTE I – SOLIDE BASI PER IL FUTURO 

Come primo passo vorrei spendere poche parole su quanto di buono è stato fatto nel corso di questa annata. Partendo da zero, da un nucleo di talenti, umani e calcistici, grezzi ma ricchi di potenzialità, lavorando di cesello la dirigenza ha saputo farne una squadra, ma soprattutto degli uomini. (Si sa, siamo una società che sa lavorare di cesello…) 

Nello specifico: 
  • Abbiamo aiutato JULIEN a superare i complessi di vittimismo del suo popolo, facendogli vivere il suo combattuto ebraismo in maniera scanzonata e blasfema.
  • Abbiamo aiutato BOB a emanciparsi dalla schiavitù vissuta nella sua precedente squadra, il Karakas, ridandogli il sorriso e il suo habitat naturale: la fascia.
  • Abbiamo fatto sentire ZUCK parte di una famiglia, accettato e rispettato anche nei suoi enormi limiti comunicativi. Abbiamo saputo valorizzare il suo turpiloquio e moderare gli eccessi del suo abbigliamento. Mi piacerebbe, a fine campionato, poterlo alzare in trionfo per le orecchie, come un’ideale Champions League.
  • Abbiamo dato a FIDEL la dignità di un normodotato, accordandogli responsabilità, prestigio (e la fascia di capitano), rispetto, e ottenendo in cambio da lui la dedizione tipica dei Furlani e la fedeltà alla causa di un cane.
  • Abbiamo dato a RICKY degli amici con cui confrontarsi e condividere le proprie ipocondrie, salvandolo da un baratro fatto di egocentrismo e metrosessualità. E tenendolo fuori casa almeno una sera a settimana abbiamo salvato anche il suo rapporto sentimentale, che si stava deteriorando perché la sua donna non ne sopportava più la costante, invasiva presenza.
  • Abbiamo dato a UOLLY un’opportunità, un’ultima chance per dimostrare al mondo di essere ancora un uomo, virile (malgrado il guardaroba viola e il deodorante da battona ungherese), risoluto, deciso. Forte della fiducia societaria, il buon Baiocchi ha giocato ogni partita come se fosse l’ultima, anche perché, in effetti, ogni partita sarebbe potuto esserla.
  • Abbiamo insegnato ad ATTILIO la civiltà: usare le posate, esprimersi in un idioma comprensibile, dominare il centrocampo. Il merito per l’apprendimento è tutto suo, il nostro orgoglio nel vederlo crescere, infinito.
  • Abbiamo liberato il POETA da una vita da impiegato, permettendogli di dare libero sfogo al suo estro e al suo turpiloquio, ricevendone in cambio numeri da circo e bestemmie che neanche un giostraio trevisano che si è martellato un dito…
  • Abbiamo aiutato TOSH a scoprire la propria sessualità. Con calma, senza forzare, passo dopo passo, doccia dopo doccia. Quello che era un piccolo glabro bruco, ora si erge come un’orgogliosa farfalla pelosa. Questo lo considero il mio piccolo capolavoro.
  • Abbiamo ripescato dalle periferie MATTEO, il leone ingabbiato di Borgo, dandogli motivazioni, fiducia, e difensori inermi su cui sfogare la propria ira. E lui è rinato.
  • Abbiamo dato a ELVIO la prestigiosa maglia numero nove, mandandolo a perfezionare i suoi talenti alla palestra di “JUTO”, certi che la nostra speranza nel ragazzo sarà presto ricompensata.
  • Abbiamo strappato a forza il MESSICANO, da un acquitrino melmoso fatto di alcol, prostituzione e cattive abitudini. Gli abbiamo dato la maglia numero dieci, ne abbiamo fatto una stella accettandone i limiti e le contraddizioni. Abbiamo avuto pazienza e speranza, abbiamo creduto in lui, abbiamo bevuto e mangiato kebap con lui. Sperando che un giorno non lontano, si ricordi che è ancora un essere umano.

In costante contatto col Mister e il capitano, abbiamo cercato di ascoltare i consigli tattici di tutti, venendo incontro alle esigenze e valorizzando le doti di ognuno, anche di chi, di fatto, non ne ha. Ci siamo impegnati a tenere i contatti, dare avvisi e comunicazioni, raccogliere i soldi con puntualità. Abbiamo cercato palloni e recuperato casacche, apprezzato sorrisi e asciugato lacrime. Abbiamo perdonato ritardi, fatto da paciere, a volte da capro espiatorio, subito insulti, minacce e attentati. Abbiamo dato il sangue per questa squadra, certi, ora come non mai, che ne valesse e ne valga la pena. E poi io c’ho la macchina e il messicano no! 

Vi amo 

Per sempre Presidente dei vostri cuori

Emilio Gabrielo Herometas