venerdì 11 marzo 2011

LETTERA APERTA AI MIEI RAGAZZI


"To be the best, you have to beat the best" diceva “the Nature Boy” Ric Flair, grande sportivo Americano e 16 volte World Heavyweight Champion WWE.

Una frase un po’ tronfia che però dipinge con precisione la portata dell’impresa di ieri. Questo è infatti, con disarmante facilità, ciò che avete fatto voi ieri: avete battuto i migliori. Avete messo da parte i vostri limiti fisici e tecnici, le difficoltà che ci hanno privato di giocatori importanti, le polemiche che stavano iniziando a logorare il ventre molle della squadra e al termine della battaglia, come dei novelli Achille, avete trascinato il corpo esanime del Muscle Gym per nove volte intorno alle mura di un’ideale Ilio. E per un giorno siete stati i migliori.

Ma non è stato facile. Non è stato per nulla facile. Dopo la deludente sconfitta con la nostra nemesi, i temibili Pavimenti Gregorin, la sfida alla capolista sembrava un massacro annunciato: le potenti e corrotte truppe dei palestrati che chiedevano il passo per allungare sul nemico serbo e voi, come i 200 spartani di Leonida, asserragliati nelle Termopili della vostra metà campo, preparati ad affrontare il peggio, pronti a vendere cara la pelle e fare il più male possibile.

I nostri avversari si sono presentati tracotanti nella loro strafottente divisa blaugrana. Hanno tirato direttamente dal calcio di inizio, si sono arrabbiati con noi, con l’arbitro e con loro stessi perché si sentivano migliori. Ma l’υβρις è il peccato più grave e gli dei lo puniscono nel modo più crudele. Con l’umiliazione.

Guidati dal vostro condottiero, il Leonida Camionero, che si è messo alla testa delle sue truppe col carisma che solo Napoleone sapeva avere, lo avete seguito con vigoroso ardore e siete stati perfetti. Semplicemente. Da Inglini con la sua doppia scogliosi e i suoi riflessi, a M-Bop, e la sua astemia esuberanza, a Tondina, il perenne underdog, per un giorno gigante e Lobasco, cigno nero dai piedi di velluto. E il centrocampo con Messico e i suoi dribbling ubriacati, Mazzucco e la sua tignosa arroganza calcistica, ad Attilio, centrocampista del 23° secolo, che danza come una farfalla e punge come un’ape.

E un grazie anche agli assenti, che con la loro assenza hanno reso ancor più epico questo momento.

Ora la strada è segnata, siamo entrati dal sentiero giusto nel bosco che ci farà diventare uomini e campioni, o ci ucciderà con la sconfitta. Non mi illudo che sarà facile, le battaglie da combattere sono ancora molte e le difficoltà dietro a ogni angolo, ma dopo ieri sono ancora più sicuro che possiamo farcela. Il nostro unico limite è il cielo.

Con Orgoglio e Passione
Il Vostro Presidente
Emilio Gabrielo Herometas