mercoledì 26 ottobre 2011

IL PAGELLONE DI UMBERTO ÈCOGLIO, VS. DECIMA, 4a PARTE


BAZZERA 6,5: tutti noi sogniamo un qualcosa di più. C’è chi vorrebbe una macchina più bella, per far colpo sulle ragazze. Chi sogna una ragazza che non badi alle macchine. Chi come Zuck sogna una ragazza con la macchina. C’è poi chi sogna un ragazzo ed in quel caso la macchina non è poi così importante. Quelli di Borgo sognano l’integrazione totale con i triestini ed un sacco di macchine, ma si sa che è una cosa veramente difficile da realizzare. Uno di loro era diverso: “Mi chiamo Bazzera ed il mio sogno è che un’edicola possa anche essere centro di scambio di idee ed opinioni” così esordì l’attaccante principe del Katastropha al gruppo di sostegno per le vecchie glorie calcistiche con le ginocchia a pezzi ma non come quelle del Cigno un po’ di meno ma sempre messe così male da smettere di andare in chiesa perché non puoi usare il ginuflettorio. Lo psicologo, laureatosi pochi mesi prima con estrema fatica, lo prese da parte e cercò di spiegargli che andava benissimo esprimere i propri sentimenti ma questi dovevano essere pertinenti con la riunione. Bazzera lo abbracciò. In un attimo la stretta si fece quasi feroce, poi sempre di più. Tre costole rotte e ciao medico. “Mi chiamo Bazzera ed il mio sogno è che un’edicola possa anche essere centro di scambio di idee ed opinioni” così disse Bazzera alle Cooperative Operaie di Largo Barriera quando vide il suo numero sul display luminoso: “Serviamo il numero 32” e via con la solita filastrocca. Un prosciutto della Sfreddo rubato e saluti a quegli stronzi di commessi che non capiscono un cazzo. Al Salumare, storico ritrovo per fighetti rampollosi: “Mi chiamo Bazzera ed il mio sogno è che un’edicola possa anche essere centro di scambio di idee ed opinioni”. “Va in mona detumare!” si sentì rispondere. Prendi la caviglia e frantumi l’articolazione tibio-tarsica a troclea. Fidanzata in stampelle per tre mesi e se parla distruggi l'articolazione talocrurale, altri 4 mesi di degenza. “In questo modo non andrai da nessuna parte” gli disse il padre “questa edicola che ho messo su a Borgo va alla grande. Ti ci compri le magliette firmate, la macchina rialzata, il cellulare col pomo, cosa vuoi di più dalla vita?”. Padre e figlio si guardarono negli occhi. Era vero, forse di più. Forse il padre non sapeva che dalla cassa sparivano i soldi per mantenere tre amici che erano cresciuti con Bazzera ma che lui, grazie alla sua generosità, era riuscito a far trasferire a Valmaura. Forse Bazzera non sapeva che con i soldi dell’edicola il padre pagava un gruppo di ragazzi per farlo giocare a calcio. Andava veramente bene l’edicola. “Mi chiamo Bazzera ed il mio sogno è che un’edicola possa anche essere centro di scambio di idee ed opinioni”. “LO SO COME TI CHIAMI DIOBOIA SON TO PARE! MONA DE UN MONA!” DISSE IL PADRE. “O COSÌ O TI TOLGO TUTTO!”. “MI CHIAMO BAZZERA ED IL MIO SOGNO È UNA MACCHINA VELOCE”.