martedì 25 ottobre 2011

IL PAGELLONE DI UMBERTO ÈCOGLIO, VS. DECIMA, 3a PARTE



TRIPHILLIO 6: sin dal primo dopoguerra in quel di Vibo Valentia era d’uso una attività sessuale denominata “Abbaca ma hjuhhj” (trad. hai voglia a soffiare). Questa era un’attività praticata perlopiù dai froci del paese – il soffiare corrisponde più ad un simpatico sbuffo emesso nel momento in cui il pene sfonda la resistenza dell’ano – che stranamente prese piede tanto da venire esportata in tutto il suolo regionale. Non c’era vecchietto senza sorriso a 36 denti. Nessuna donna triste a lavare i panni. Tutti erano felici. Si moltiplicarono gruppi di Abbaca, dove la gente si riuniva per incularsi e soffiare motivetti sempre più allegri. Dicerie di paese dichiarano che un famoso gruppo scandinavo ha preso nome proprio da questa particolare usanza. Come spesso capita, quando il divertimento, in particolar modo quello sessuale, è all'apice interviene qualcuno dall'alto. I preti e cattolici del paese infatti si ribellarono a questa strana pratica, forse perché erano costretti ad interpretare sempre la parte dei soffiatori o forse perché la ritenevano malsana. Tanto fu che incominciarono una battaglia tutta slogan e pentimento. Uno dei maggiori sostenitori di questo movimento di rivolta episcopale fu Giorgione Triphillo, detto “organetto” per la sua capacità straordinaria di coprire almeno 4 ottave con i suoi sbuffi. Il povero Giorgio non apprezzava lo sfondamento quasi quotidiano, da parte dei suoi concittadini, della sua intimità. Aprire lo sfintere pensando a Dio non lo aiutava di certo a divertirsi e nemmeno intonare il requiem di Mozart a suon di sbuffi era d’aiuto. Per questo motivo, non appena i preti sancirono l’inizio della ribellione, fu il primo a scendere in piazza con l’abito della festa a gridare "fanculo a mammeta" a tutti i suoi compaesani. Alla terza ora di grida gli astanti, ormai riuniti attorno alla fontana in via Ignazio IV, vicino alla panetteria dove facevano il pane con la farina di kamut per gli intolleranti, si spazientirono. Presero Giorgione e lo rinchiusero in una stanza buia, lo marchiarono tatuandogli il simbolo dell’organetto. “Tutta la tua progenie porterà questo marchio per ricordarti chi se” disse il sindaco del paese “e che tua madre è una puttana. Tu, merda che non sei altro, imparerai che a rompere i coglioni ci rimette sempre il frocio”. Chiamarono Concetto, detto Iguana per una sua singolare caratteristica fisica, per insegnare a Giorgione che nella vita bisogna saper soffrire. Aspettarono 37 minuti. Concetto non si fece vedere, era con la madre di Giorgione. ANCHE QUESTA VOLTA TI SEI SALVATO IL CULO.

LOMBESCO 6 +: una serie si valutazioni sbagliate gli hanno condizionato la vita. 1985: all’età di sei anni la madre lo mise di fonte al dilemma di scegliere tra un Trasformer ed un Master of the Universe. Prese il secondo e glielo rubarono a scuola durante la ricreazione. 1993: Lara o Monica? Optò per la seconda e dopo un mese di limonate si accorse che lei aveva sempre l’alito di aglio. 1995: Grunge o altro? In un periodo dove l’onda lunga dei Nirvana aveva raggiunto anche Caneva, tutti i giovani del paese si dividevano tra chi aveva un tiro mondiale e chi invece era legato ancora alla marmitta Leo Vince e al carburatore 19. Il giovane Lombesco non voleva perdere il treno della ganzitudine rimanendo comunque fedele al proprio animo soave. Optò per un più ambiguo Lenny Kravitz. Non servono ulteriori commenti. Facciamo un salto sino 2001: Scienze della Comunicazione vs Ingegneria Navale. Le navi fanno schifo ai cani. Ed infine arriviamo alla partita contro i Decima. Doveva scegliere dove giocare: centrocampo? Attacco? Difesa? In quel momento la fortuna fece capolino e vestì i panni larghi di Gerry: “Giocherai dove ti dico io”. DIOCANE BELLA SCELTA.