domenica 23 ottobre 2011

IL PAGELLONE DI UMBERTO ÈCOGLIO, VS. DECIMA, 1a PARTE


INGLONE 7: suo nonno Carl Gustav Inglesh, nato a Varsavia in una bettola alla periferia della città nel 1912, era un uomo di straordinario talento. Introverso quanto geniale, fin dalla tenera età passava le giornate rinchiuso nella sua stamberga a mangiare gulash e a progettare un golem capace di difendere il popolo dal nascente terrore che si diceva provenire da ovest. Nel 1939, dopo l’invasione tedesca, il rabbino gli consigliò di scappare oltre confine e di concludere quanto prima la costruzione dell’arma. Rifugiatosi in Svizzera, Carl Gustav riuscì a terminare il golem soltanto nel 1985, forse un po’ tardi rispetto al desiderio del rabbino. Fatto di argilla e con un anima tanto leggera da permettergli il movimento, il golem si trovò inserito in una società che non l’accettava. Nonostante gli insegnamenti di Carl Gustav, che voleva indirizzarlo ad una carriera forense, si iscrisse a lingue senza infamia né lode. Nel suo dna rimase però la volontà di difendere strenuamente qualcosa. La cottura della pasta al dente fu una delle sue battaglie più accese, conclusasi nel 1996 a Roma con il concordato di Roma-sud. Oggi non gli rimane che la porta del Katastropha. Alcune volte il suo corpo di argilla è il suo più grande limite. Altre, invece, la sua anima è tanto delicata da far sembrare che voli. Resta il fatto che il destino, la settimana scorsa, ha concesso al Golem, che il padre adottivo Meredith Inglone chiamò Julien in onore del cestista americano Magic Johnson, una possibilità di chiudere i conti col passato. Lui, Julien, l’ha colta al volo e dopo 99 anni è riuscito a concludere ciò che suo nonno non fu in grado di portare a termine. I corpi degli sfortunati giocatori di Decima sono ancora dati per dispersi. FOTTUTI STRONZI VI PIACE LA MERDA; EH?

TONDONE 6: narra una storia zen che un giorno un giovane monaco, mentre camminava nudo per la strada che lo portava al paese, incontrò un cane più largo che alto. La bestia, sicuramente un bastardo, sembrava un incrocio tra un tramezzino ed un bulldog, aveva un pelo ispido di colore grigio ed uno sguardo che ispirava amore, ma non del tutto. “Non lo vedi che sono qui?” Sembrava dire. Il giovane non lo badò più di tanto e continuò il cammino ripassando i concetti espressi dal maestro zen la mattina. Sfilandogli accanto, mentre si concentrava sul libro IV dei pensieri di Zuck la Clausola Umana - capitolo “l’uso del sì/ma nelle situazioni di cilecca”- tuttavia notò che lo sguardo del cane, seppur per un attimo, era mutato verso un rancore blu. Dopo più di un’ora di cammino, proprio nel mezzo di una biforcazione, il giovane alzò lo sguardo dal libro per riposare gli occhi. Nel centro della strada stazionava il cane. Questa volta il giovane prestò maggiormente attenzione e notò che quel bastardo non era niente di più che una rognosa bestia di stazza piccola, pulciosa e puzzolente già dai tre metri che li separavano. Nonostante il giovane si avvicinasse, il cane non si muoveva, restava lì non consentendogli nessun movimento, né in un senso né nell’altro. Il giovane ripose lo sguardo sul libro cercando di focalizzare il proprio pensiero verso le scritture. Chissà cosa lo ispirò perché improvvisamente alzò gli occhi e si avvicinò lentamente al bastardo. Guardò il cielo, stava per piovere, chissà come stava mamma, si chiese, chissà se papà è ancora nei campi a lavorare con quel carretto tutto rabberciato assieme a mio fratello, pensò, a loro tengo tanto; e poi verso i piedi, fermandosi solo un secondo sul pene, che schifo, pensò, ma non importa. Era pieno di infinita saggezza. Aveva imparato le lezioni della scuola, lo si percepiva nell’aria, era di fronte al cane. “tieni merda di cane di merda di tua madre merda e tuo padre merda” e nel gridare ciò sferrò una serie di colpi al pulcioso bastardo. Il cane respirava a fatica quando il giovane lo finì con un calcio al collo. LEVATI DALLE BALLE, LE SOVRAPPOSIZIONI LE IMPARERAI DIOCANE?