lunedì 11 giugno 2012

IL PAGELLONE DI R.S., RITORNO 8a GIORNATA


Perchè con il Katastropha non si scherza, nemmeno se sei una squadra di dopolavoristi serbi fuoriclasse, in vantaggio di 3 gol a 10' dalla fine. In realtà c'hanno fatto pareggiare, erano tutti d'accordo con Siro, lo "zingaro" del gruppo. Cmq sia, voti tutti dal fatidico 6 in su.

FIDEL: Dovrebbe partire in difesa, salvo poi ritrattare tutto e proporsi come panchinaro di lusso. Causa la grande professionalità di alcuni tasselli del Katastropha, alla fine si ritrova portiere. Senza paura. E senza guanti, indumento che in gara dimostrerà di poter tranquillamente trascurare. Riscatta nel finale una prestazione tiepida, fermando in ogni modo, principalmente con l'ano, conclusioni impossibili. In attesa di un portiere normale (e non infame come l'Inglini), teniamoci stretto il nuovo Garella. Voto 6,5. PIEDE DI PORCO

UOLLI: In spogliatoio aumenta la tensione pre-partita, nel frattempo ti chiedi cosa ci faccia un flemmatico ragionatore che sembra fottersene di tutto tranne che del sintetico di Dolina. Vispo e motivato come un ex-modello mandato a servire pranzi e cene in casa di riposo, inizia disorientato, prosegue spaesato, conclude stremato. E scarsamente deodorato. Un elemento vecchio stampo, la grinta di Andrea Pirlo, la tecnica sopraffina di Valerio Bertotto. Voto 6. LAVORO (poco) SPORCO (molto)

RICKY: Fin dalle primissime battute (il viaggio in auto), s'intuisce che il Katastropha avrà poco relax nel pacchetto arretrato. Lo guardi un attimo e pensi si sia appena svegliato; lo senti parlare ed evinci che possa aver da poco pippato. Un campionario di versi, gesti, battute, gag irresistibili. Letteralmente un fiume in piena, più o meno come l'uccello del nostro ex-Premier. Randella quel che riesce a randellare, sfiora anche l'incornata vincente su azione da corner, ma dopo aver passato tutto il tragitto verso il campo a parlare dei virtuosismi nella fellatio di Susanna Camusso, non gli si può francamente chiedere di più. E invece siiiii. Voto 6,5. CATERPIRLAR

ATTIGGHIU: Cerca di irretire gli avversari col suo dopobarba ('Salina di Capo Rizzuto', pour femme), poi però si rende conto che la località crotonese non ha nulla di cosentino, circostanza che lo fa gioire almeno quanto un marito trascinato all'IKEA alle 8.30 della domenica mattina. Dalla suocera. Per confondere la straniera fragranza viene dirottato sulla fascia; gran corsa, pressing, generosità, consigli tattici che nessun compagno applica. Qualche frizione con gli avversari, ma tra conterranei questo può talvolta succedere. Stantuffo inesauribile, unisce alla quantità di Brandao la qualità di Morganella. Voto 6,5. PENTOLINO CUFU'

POETA: Ha il fondamentale compito di traghettatore di metà Katastropha, cosa non da poco, considerando le già citate turbe onomatopeiche sulla Camusso che infestano il suo abitacolo in itinere. Encomiabile per la fodera anti-peli di cane che impreziosisce la sua auto, arriva alla meta, salvo poi intuire che la serata non è finita. Concentrato fin da subito, tampona come solo un OB usurato saprebbe fare. Gli avversari lo puntano ma lui, come quando usa la squadra per misurarsi il membro, non molla un millimetro. Verso fine gara avvia di testa una ripartenza in perfetto stile Bocelli, colpendo la palla da una parte, indirizzandola dall'altra. Momento indimenticabile, per gli amanti del gioco 'muretta'. Voto 6,5. NECK DONALD

MEXICO: I segnali di una serata da ricordare ci sono tutti, a partire dalla fascia di capitano che a stento circumnaviga il suo braccio. I compagni accorrono al ritrovo pre-partenza, lui li accoglie tracannando birra. L'allegra carovana nero-verde giunge a Dolina con i tempi un pò ristretti, lui attende tutti dietro l'angolo, in cima allo scivolo del bar. Tracannando birra. Arriva per primo, entra in spogliatoio per ultimo, carica l'ambiente ostentando una verve esplosiva, conferma tutte le positive premesse chiedendo il cambio dopo 7 minuti (scarsi) di gioco, tenendo la fascia da capitano. Troppo stancante sfidare la forza del velcro per toglierla. O forse non ricordava di averla. O forse credeva fosse un grosso laccio emostatico. Dà comunque tutto, un pò come quando è seduto sul water. Come deliziosa ciliegina, per mitigare lo scarso kilometraggio in campo, dimentica le mutande di ricambio. Voto 6. (CIRO) IMMOBILE

SIRO: Spetta a lui la palma di salvatore del Katastropha. Sfido chiunque a trovare un modo più efficace per dire agli assenti che non si sono persi granchè. Eppure all'inizio le cose sembravano scontate, il riscaldamento con i suoi consueti bolidi lontani dai pali, bordate da ogni posizione e in ogni posizione destinate, a patto che non si parli dei pali della porta. La responsabilità di reggere da solo il peso dell'attacco lo galvanizza; un fardello talmente ingombrante al punto di fargli tagliare l'invidiabile traguardo di 20 metri totali percorsi nei primi 10 minuti di gara. Poi si ridesta, rifiutando l'idea di reincarnarsi nel Gerometta delle ultimissime uscite. Reagisce, s'incazza, punisce con una tripletta la spocchia degli avversari. Si tiene il pallone della gara, premio spettante di diritto all'autore dell'hattrick. Però a differenza di tutti gli esseri umani, lui il pallone va a recuperarselo il giorno dopo. Da solo. Voto 7,5. PULIZIA ETNICA

EMILIO: Pubblicizza atteggiamenti da monaco tibetano, da pellicole anni '40, da imputato PdL a processo, vale a dire promettendo di non proferire parola. Come ovvia conclusione litiga con tutti, avversari, compagni, arbitro, gestore del bar, finestrino dell'auto di Poeta, Susanna Camusso. Litiga un pò meno col pallone, sfiorando il gol memorabile con una rovesciata (da ricordare sì, ma solo in caso di successiva paralisi), sbertucciando un avversario con un elegante sombrero per poi essere atterrato a 2 passi dal gol. Per l'arbitro non è penalty, per gli avversari non è penalty, perfino per i compagni non è penalty. Per lui e per il suo marcatore si, forse per questo conclude la gara clamorosamente senza ammonizioni. Voto 6. PIRLATORIO

GURU: La cosa più bella è la sua maglietta, ovviamente non quella che indossa in campo, ma quella dedicata ad Eric Cantona, gesto che potrebbe improvvisamente riavvicinare al kung-fu l'ex campione transalpino. Per non sorprendere eccessivamente i suoi compagni prenota un posto in panchina, incitando alla lotta i suoi ragazzi con sguaiate grida gutturali, qualcosa di simile alle strofe degli Zero Assoluto, per rendere l'idea del frastuono. Fa tutto ma allo stesso tempo non conclude nulla, gioca scampoli di partita da difensore di fascia, da centrocampista, da unica punta, il tutto contemporaneamente. Ha il merito di firmare il 4-2 dando corpo all'epica rimonta del Katastropha. Ha il demerito di indirizzare su Marte un tap-in dai 5 metri con il portiere avversario a terra, ma pensandoci bene, senza questo momento di grande calcio, Siro si sarebbe risparmiato il tragitto in solitaria per auto-celebrare la tripletta. Voto 6. MAL DI PANCEV